Alla
perizia tecnica, alla abilità del tratto, all’impiego sapiente del colore, al
dosaggio del chiaroscuro Domenico Chiodo congiunge l’accurato studio psicologico
dei soggetti ritratti.
Essi trasmettono all’osservatore, con straordinaria immediatezza, i moti
interiori, riflettendo sui volti il complesso mondo della coscienza. Occhi
socchiusi, sguardi vòlti lontano, sorrisi contenuti, nudo di corpi lievemente
ombrati, chiome fluenti hanno un non comune potere di coinvolgimento sull’animo
di chi contempla. Il loro silenzio diventa, a un tratto, misteriosamente
comunicativo.
Bellezza, grazia, candore si dispongono a trasmetterci un messaggio di
riposante serenità.
A conferma di quanto andiamo affermando, accenneremo brevemente a qualcuno
dei ritratti del catalogo.
In Marina si coglie un momento di pensosa concentrazione nella fissità
dello sguardo, negli occhi smarriti, nell’atmosfera sospesa che alita intorno;
nel candore della pelle di Eleonora, nei capelli fluenti con pieghe sinuose, nel
volto luminoso, c’è un senso di pacatezza nascosta.
Claire nella compostezza degli occhi abbassati, nelle labbra serrate ci
comunica un momento di mistica concentrazione dell’anima; Bo Derek esprime nel
potere espressivo dello sguardo la ricchezza dello spirito; Sandra, nella sua
vivacità, nei capelli ribelli che incorniciano il viso, nelle mani che giocano
con la collana del collo, ci partecipa il gaio messaggio della giovinezza; Vera
ci rivela la sua bellezza in un gioco di ombre e di luci; la incidenza della
luce da sinistra avviva alcune parti del volto, lasciando gli occhi e la parte
destra di esso in una suggestiva penombra.
Giuliana presenta, con modestia e discrezione, la sua rara bellezza,
diffondendo intorno candore e semplicità; Barbara nello sguardo penetrante cela
il mistero dei suoi pensieri ed evidenzia una decisa consapevolezza di sé.
Anche nei ritratti di argomento sacro Chiodo rivela uno studio attento e
sottile delle motivazioni interiori.
La Madonna addolorata nel suo volto contratto esprime tutta la sua umana
sofferenza, gli occhi imploranti invocano aiuto dal cielo.
Il Cristo, redimito di spine, ha negli occhi incredulità e delusione, ma
nel cuore disposizione ad accettare il dolore come mezzo di purificazione e di
ascesa. Prevalgono nel dipinto le tonalità scure, rotte solo, in alto a destra,
da un bagliore di sole che sembra annunciare che quel dramma di morte si
risolverà in un’alba di vita.
Sia il Cristo col manto, sia il Cristo col fanciullo sono interpretazioni
felici di momenti della vita del Redentore. Nella prima il suo sguardo è vòlto
lontano ad intravedere per l’uomo una certezza di felicità, nella seconda
l’abbraccio al fanciullo sottolinea con naturalezza la sua predilezione per le
creature semplici e innocenti. In quest’ultima il volto del Cristo è una
effusione di luce, segno visibile dell’appagamento dell’anima.
Questa l’arte di Domenico Chiodo praticata nei momenti felici della sua
vita. Opere di pregio, frutto della sua passione sincera, del suo impegno
generoso, del suo amore illimitato per l’arte.
Nicola Venanzi